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Tutte le volte che ho scritto ti amo

14 febbraio. San Valentino. Il giorno degli innamorati.

Eccoci qui. Anche dopo quest’anno molto turbolento, in cui i rapporti sono stati messi a dura prova dalla distanza e molte coppie sono state divise durante i mesi di quarantena, San Valentino è arrivato, come sempre, a ricordarci che l’amore è importante e che dovremmo coltivarlo ogni giorno.

Sfortunatamente, visto che la Toscana è diventata oggi zona arancione, non siamo potuti uscire per fare dei “pranzetti romantici”. Comunque si può trascorrere San Valentino in molti altri modi. Io, non essendo per ora fidanzata, l’ho trascorso guardandomi un bel film d’amore, il genere che piace a me. Sì, perché io sono un’inguaribile romantica. Per questo oggi, festa degli innamorati, voglio consigliare alle ragazze della mia età o alle donne che si sentono ancora delle teenager oppure, per non fare nessun tipo di discriminazione, ai ragazzi a cui piacciono le storie romantiche, una saga di tre libri d’amore da cui Netflix ha tratto gli omonimi film. Sto parlando, e le mie coetanee li conosceranno sicuramente, dei libri Tutte le volte che ho scritto ti amo e dei seguiti P.S. Ti amo ancora e Tua per sempre, Lara Jean di Jenny Han.

Jenny Han è una scrittrice di origini coreane che ha creato questa storia d’amore (meravigliosa) tra Lara Jean Covey e Peter Kavinsky. Lara Jean è una ragazza timida e che non sopporta i cambiamenti, infatti le piace organizzare la sua vita e avere tutto sotto controllo; per questo motivo detesta quando perde la testa per qualche ragazzo e così decide di scrivere i suoi sentimenti in delle lettere che poi custodisce in una scatola. Le lettere d’amore sono cinque: una per ogni ragazzo di cui si è innamorata. Un giorno scopre che qualcuno ha spedito tutte le sue lettere e quel che è peggio, che sono state ricevute. Ecco che qui la sua vita diventa molto complicata ma anche molto, molto più interessante…

La domanda che ci si pone leggendo questo libro è: quando il cuore e la testa dicono cose diverse, chi si dovrebbe seguire?

Per me bisogna ascoltare sempre il proprio cuore, perché il cuore non pensa come la testa a mille preoccupazioni, ai “e se…”. Il cuore è sentimenti e i sentimenti sono naturali, spontanei e quindi veri. Non possiamo decidere di essere tristi o di essere felici: possiamo nasconderlo agli altri, ma non possiamo mentire a noi stessi. Quando il cuore ti dice di fare qualcosa è perché sente che quella cosa ti farà stare bene, ti renderà felice. Per questo bisogna seguire il cuore: per essere felici. Però per essere felici per forza poi dovremo essere tristi, perché tutto ha una fine. Di questo ha paura Lara Jean: di innamorarsi e poi farsi spezzare il cuore. Lei non vuole soffrire. In questo viaggio capirà che per amare davvero occorre rischiare: dobbiamo rischiare nella vita come in amore, perché è peggio un rimpianto di mille rimorsi.

Da questi libri sono stati tratti i tre omonimi film con protagonisti Lana Condor e Noah Centineo, che si possono vedere sulla piattaforma Netflix. L’ultimo è uscito da pochi giorni e, ovviamente, io l’ho già visto. Li amo pazzamente tutti e tre; uno più bello dell’altro, sia i libri che i film (soprattutto per l’attore Noah che è super cute). Quindi se state cercando una bella storia d’amore adolescenziale, quella di Lara Jean è perfetta.  

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Io sono Malala

Oggi 25 novembre, in onore della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ho deciso di parlare di uno dei libri più belli che abbia mai letto; si tratta dell’autobiografia di una ragazza straordinaria, che ogni giorno lotta contro la disuguaglianza di genere e contro la violenza sulle donne con l’arma più potente: l’istruzione. Lei è Malala Yousafzai, il premio Nobel per la Pace che si batte per il diritto di andare a scuola delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.

Il mio mondo è cambiato, ma io no”. Questa è la frase con cui si conclude questa storia, una di quelle che sembrano tratte da un romanzo. Dopo quell’episodio, dopo che quella pallottola l’ha colpita alla testa, lei è ancora viva ed è conosciuta al mondo come “la ragazza a cui hanno sparato alla testa”. Però a lei non piace molto; preferirebbe “la ragazza che lotta per l’istruzione delle bambine”. Anch’io credo che le si addica di più, anche se l’ho conosciuta con la prima denominazione. Perché lei è Malala, una bambina dello Swat, nata in una famiglia amorevole e molto all’avanguardia a differenza del suo Paese, il Pakistan. Infatti suo padre è un uomo che non l’ha mai costretta ad ubbidirgli e le ha sempre dato la possibilità di avere un’istruzione. Anzi, è meglio dire che lei ci è nata a scuola: infatti suo padre ha sempre sognato di aprire una scuola aperta a tutti, bambini e bambine, anche per coloro che non potevano permetterselo. E quando è nata Malala il suo sogno si è realizzato, riuscendo a fondare la Kushal School.
Il libro è diviso in tre parti: prima dei talebani, durante e dopo. I talebani sono un gruppo di fondamentalisti islamici che aveva lo scopo di “convertire” tutta la popolazione del Pakistan a seguire i “veri” principi islamici. Ho messo due parole tra virgolette perché si fa per dire. Convertire è uguale ad obbligare con la forza e il terrorismo. Veri perché Malala ci racconta che tutto ciò che i talebani dicono non è la vera religione islamica. Infatti tutti quei pregiudizi sull’Islam, che incita all’oppressione delle donne, non è veramente ciò che il Corano, che Malala ha studiato, insegna. Ma a noi, i fatti di cronaca che ci arrivano sui talebani, ci fanno pensare veramente che l’Islam sia sopraffazione sulle donne.
Il racconto inizia da quando suo padre era piccolo. Lei ama suo padre, è il suo punto di riferimento, perché condividono la passione per la scuola. Ci racconta della sua infanzia, del suo popolo, i pashtun, e della sua meravigliosa valle, che sembra uscita da una cartolina. Finché tutto il suo mondo viene sconvolto dall’arrivo dei talebani. Loro vedevano le donne come delle bamboline da controllare, a cui dire cosa fare o cosa non fare, come vestirsi. Iniziarono a far chiudere e bombardare le scuole femminili. Malala non voleva abbandonare la scuola, per lei era tutto il suo mondo: pensava che se Dio avesse voluto noi donne così sottomesse, non ci avrebbe fatto invece tanto diverse. Capì che doveva alzare la voce, perché era l’unica che poteva gridare al mondo che voleva andare a scuola, grazie al supporto che riceveva da tutta la sua famiglia. Decise che avrebbe parlato a nome di tutte le ragazze desiderose di ricevere un’istruzione, ma che non potevano a causa dei loro padri o fratelli. La sua fama aumentava: iniziò ad essere conosciuta anche fuori dal Pakistan. Però l’oppressione dei talebani incrementava sempre di più, e accresceva anche il pericolo che correva ogni volta che faceva un’intervista. I talebani ne avevano paura perché il potere di una donna è il più potente. Lo aveva detto pure il padre fondatore del Pakistan, Mohammad Ali Jinnah: “Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano al fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è anche un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne.”
Noi donne abbiamo un grande potere e questo gli uomini lo sanno, per questo motivo hanno paura e la paura spinge ad andare oltre l’immaginabile. Malala non aveva paura di morire, perché sapeva che i talebani non si sarebbero spinti ad uccidere una bambina. Infatti tutto il mondo era sbalordito e sconcertato dall’episodio del 9 ottobre 2012. Un talebano spara tre pallottole sull’autobus della scuola dove Malala stava viaggiando per tornare a casa. Da qui inizia un viaggio per la sopravvivenza che la porterà fino in Inghilterra, dove verrà curata con le più avanzate ed efficienti cure possibili.
Malala è sopravvissuta perché Dio aveva un altro piano in serbo per lei. Lei doveva realizzare il suo sogno più grande: “Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio”. E’ così che ha creato il Malala Fund, un’associazione internazionale che sostiene l’istruzione delle ragazze ed è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace.

La sua storia mi ha segnato l’anima. Una storia travolgente, bellissima quanto disumana. Forse il lieto fine più bello che abbia mai letto.

Malala aveva paura. Quando chiese a suo padre se l’avesse pure lui, le rispose: “Di notte la paura è forte, Jani, ma al mattino, con la luce, si ritrova il coraggio”. Come Malala ha trovato il coraggio di alzare la propria voce, anche noi, donne vittime di violenze, dobbiamo farci sentire e urlare al mondo intero: “Io sono una vittima!”

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Book Jumpers

Book Jumpers è un libro fantasy scritto dalla giovane autrice tedesca Mechthild Glaser. E’ stato pubblicato nel 2015 in Germania esaurendo in soli tre mesi le prime due tirature, diventando un immediato bestseller. In Italia è uscito nel 2016 con Giunti Editore.

Mechthild è nata nel 1986 a Essen, in Germania, e oggi vive e lavora nella Ruhr. E’ laureata in Scienze Politiche, ma le piace inventare storie e ha presto iniziato a scriverle. E’ considerata una delle più promettenti giovani scrittrici tedesche contemporanee. Un altro bestseller di successo dell’autrice, che ho letto, è Emma, il fauno e il libro dimenticato. Devo aggiungere, però, che mi ha colpito meno rispetto a Book Jumpers, nonostante sia un bel libro.

La protagonista che mi ha accompagnata in questo meraviglioso viaggio è Amy, una ragazza che vive con la madre Alexis, di origine scozzese, in un paesino in Germania, sua terra natale. Amy è una ragazza alta e di ossatura fragile e gracilina, a cui non interessa la moda o la televisione. Noi due, come molti altri, abbiamo una passione in comune: quella per i libri. Amy adora leggere, come la sottoscritta; quando vuole allontanarsi da questo mondo prepotente e crudele, lei apre un libro e si catapulta nel meraviglioso mondo della fantasia. Quando, però, lascia il suo paesino in Germania per passare le vacanze sull’isola scozzese da cui proviene la madre, Amy non si sarebbe mai aspettatata di arrivare così vicino ai personaggi dei suoi libri preferiti. Ma quella che poteva sembrare un’affascinante avventura si trasforma in un’impresa pericolosa quando cominciano ad accadere strane sparizioni… In quella piccola isola, abitata soltanto da pochi abitanti e da due famiglie di nobile e antica origine, da sempre in lotta fra loro, chi sarà il colpevole? Amy riuscirà a scovarlo e a salvare il suo amato mondo della letteratura?

Un romanzo che intreccia il mondo fantastico con la vita reale della protagonista: la scoperta delle proprie origini, l’incontro con il primo amore, una vita familiare complessa.

Accanto ad Amy, a dare vita a questo travolgente romanzo, ci sono molti altri personaggi: la madre Alexis, la nonna, la capofamiglia dei Lennox, i cugini Will e Betsy Mecalister, i maestri di lettura e bibliotecari della misteriosa biblioteca, e la principessa…

Book Jumpers è un libro avvincente, un’avventura fantastica dove incontrare “faccia a faccia” i personaggi della letteratura: dalla tigre Shere Khan del Libro della giungla, al giovane Werther di Goethe, combattendo contro le streghe di Macbeth, o sognando su una duna di sabbia con il Piccolo Principe.

Rileggerei questo libro migliaia di volte, e ognuna di esse mi affascinerebbe sempre di più. Arrivando alla fine di ogni libro, mi piacciono tutti, ma questo mi ha trasportato con se fin dalla prima parola. E’ uno dei pochi libri che ho letto che è riuscito ad affascinarmi e a rapirmi fin dall’inizio. L’autrice è stata brava in questo perché ha fatto in modo che, fin da subito, il lettore si ponga delle domande che gli rodono dentro e a cui deve trovare una risposta immediatamente se non vuole morire di curiosità, ma la risposta si trova in fondo al libro. Di tutte e 336 pagine di Book Jumpers, mi sembra di averne lette soltanto 10, per la velocità con cui le leggevo e arrivavo alla fine. Già quando ero a metà, mi disperavo perché stavo per finirlo e ancora mi mancavano un sacco di capitoli. Ma quando sono arrivata all’ultimo, ero triste, non per il finale, ma perché avevo finito quella meravigliosa storia che mi aveva accompagnato “letteralmente” nel mondo della letteratura, il mondo che amo e che mi sbalordisce ogni volta. Ora capisco perché mi è piaciuto tanto questo libro: oltre alla storia molto originale, l’argomento principale è la mia passione, quella di cui non potrei fare a meno, e leggere una storia che racconta tutte le altre, ha raddoppiato il piacere di leggere questo libro.

Un fuoco d’artificio di idee e intuizioni, suspence, azione, amore e umorismo: il lettore, come la protagonista Amy, non può che gettarsi a capofitto nel mondo dei libri.