Categorie
Recensione Libri

Book Jumpers

Book Jumpers è un libro fantasy scritto dalla giovane autrice tedesca Mechthild Glaser. E’ stato pubblicato nel 2015 in Germania esaurendo in soli tre mesi le prime due tirature, diventando un immediato bestseller. In Italia è uscito nel 2016 con Giunti Editore.

Mechthild è nata nel 1986 a Essen, in Germania, e oggi vive e lavora nella Ruhr. E’ laureata in Scienze Politiche, ma le piace inventare storie e ha presto iniziato a scriverle. E’ considerata una delle più promettenti giovani scrittrici tedesche contemporanee. Un altro bestseller di successo dell’autrice, che ho letto, è Emma, il fauno e il libro dimenticato. Devo aggiungere, però, che mi ha colpito meno rispetto a Book Jumpers, nonostante sia un bel libro.

La protagonista che mi ha accompagnata in questo meraviglioso viaggio è Amy, una ragazza che vive con la madre Alexis, di origine scozzese, in un paesino in Germania, sua terra natale. Amy è una ragazza alta e di ossatura fragile e gracilina, a cui non interessa la moda o la televisione. Noi due, come molti altri, abbiamo una passione in comune: quella per i libri. Amy adora leggere, come la sottoscritta; quando vuole allontanarsi da questo mondo prepotente e crudele, lei apre un libro e si catapulta nel meraviglioso mondo della fantasia. Quando, però, lascia il suo paesino in Germania per passare le vacanze sull’isola scozzese da cui proviene la madre, Amy non si sarebbe mai aspettatata di arrivare così vicino ai personaggi dei suoi libri preferiti. Ma quella che poteva sembrare un’affascinante avventura si trasforma in un’impresa pericolosa quando cominciano ad accadere strane sparizioni… In quella piccola isola, abitata soltanto da pochi abitanti e da due famiglie di nobile e antica origine, da sempre in lotta fra loro, chi sarà il colpevole? Amy riuscirà a scovarlo e a salvare il suo amato mondo della letteratura?

Un romanzo che intreccia il mondo fantastico con la vita reale della protagonista: la scoperta delle proprie origini, l’incontro con il primo amore, una vita familiare complessa.

Accanto ad Amy, a dare vita a questo travolgente romanzo, ci sono molti altri personaggi: la madre Alexis, la nonna, la capofamiglia dei Lennox, i cugini Will e Betsy Mecalister, i maestri di lettura e bibliotecari della misteriosa biblioteca, e la principessa…

Book Jumpers è un libro avvincente, un’avventura fantastica dove incontrare “faccia a faccia” i personaggi della letteratura: dalla tigre Shere Khan del Libro della giungla, al giovane Werther di Goethe, combattendo contro le streghe di Macbeth, o sognando su una duna di sabbia con il Piccolo Principe.

Rileggerei questo libro migliaia di volte, e ognuna di esse mi affascinerebbe sempre di più. Arrivando alla fine di ogni libro, mi piacciono tutti, ma questo mi ha trasportato con se fin dalla prima parola. E’ uno dei pochi libri che ho letto che è riuscito ad affascinarmi e a rapirmi fin dall’inizio. L’autrice è stata brava in questo perché ha fatto in modo che, fin da subito, il lettore si ponga delle domande che gli rodono dentro e a cui deve trovare una risposta immediatamente se non vuole morire di curiosità, ma la risposta si trova in fondo al libro. Di tutte e 336 pagine di Book Jumpers, mi sembra di averne lette soltanto 10, per la velocità con cui le leggevo e arrivavo alla fine. Già quando ero a metà, mi disperavo perché stavo per finirlo e ancora mi mancavano un sacco di capitoli. Ma quando sono arrivata all’ultimo, ero triste, non per il finale, ma perché avevo finito quella meravigliosa storia che mi aveva accompagnato “letteralmente” nel mondo della letteratura, il mondo che amo e che mi sbalordisce ogni volta. Ora capisco perché mi è piaciuto tanto questo libro: oltre alla storia molto originale, l’argomento principale è la mia passione, quella di cui non potrei fare a meno, e leggere una storia che racconta tutte le altre, ha raddoppiato il piacere di leggere questo libro.

Un fuoco d’artificio di idee e intuizioni, suspence, azione, amore e umorismo: il lettore, come la protagonista Amy, non può che gettarsi a capofitto nel mondo dei libri.

Categorie
I miei racconti fantasy

La libertà perduta

Ogni estate andavo in vacanza in montagna dai miei zii. La loro casa era enorme: comprendeva un vasto territorio coperto da fitti alberi che non lasciavano passare nemmeno uno spiraglio di luce. La struttura era fatta in mattoni e all’interno la casa era allestita con mobili moderni e il tutto era grazioso e accogliente.

La sera mi piaceva arrampicarmi su un albero a osservare il tramonto. Era bellissimo vedere come piano piano il sole si ritraeva e la valle diventava buia e silenziosa, terreno di caccia per i lupi. Prima che il sole scomparisse del tutto, mi affrettavo sempre a tornare a casa, perché non potevo girare per i boschi con il buio; avrei rischiato di perdermi. Una sera, però, c’era qualcosa che mi trattenne. Il paesaggio era sempre il solito, lo stesso paesaggio che osservavo tutte le sere, ma tirava un’aria diversa, nuova. Pensai: “Sarà perché oggi è il sostizio d’estate che l’aria ha un qualcosa di magico”, ma non lo avrei mai scoperto con certezza. L’unica cosa che soltanto ora so, è che quella sera fu l’ultima sera che vidi il tramonto. Fatto sta, che quando partii per tornare a casa, era buio pesto e mi persi. Camminavo alla ceca, alzando i piedi per non inciampare. Intorno a me c’era un silenzio agghiacciante, mosso solo dal frastagliare delle foglie e dal bubolare dei gufi. “Strhshhshh”. “Uh uh”. Ero nel panico, non sapevo cosa fare e soprattutto dove andare. Avevo paura.

Ad un tratto sentii un ramoscello spezzarsi dietro di me e il ringhiare di un lupo. Non ci misi molto a reagire. Iniziai a correre senza una meta. Non vedevo niente e due o tre volte quasi inciampai. Sentivo il fiatone del lupo alle mie spalle e corsi, corsi, come mai avevo fatto prima. Sbattei più volte la testa contro i rami più bassi, ma non mi fermai. Corsi più veloce che potei finchè non vidi la luna. Era grande e illuminava con una fioca luce la valle. Ero arrivato al limatare del bosco ma… da lì non potevo andare da nessuna parte. Davanti a me c’era un precipizio. Mi voltai di scatto e vidi tre lupi avvicinarsi lentamente, con la saliva che gli colava dalla bocca, come fossero deliziati della buona cena che avrebbero fatto. La mia fortuna mi aveva dato anche la scelta: da una parte una morte veloce, dall’altra una morte lenta, dolorosa, a cui avrei assistito. Senza pensarci due volte, mi buttai giù per il precipizio. Sentivo il vento fischiarmi dentro le orecchie. Andavo giù alla velocità di un missile. Mentre precipitavo pensavo a com’era la vita dopo la morte e a quanto mi avrebbe fatto male lo schianto. Persi conoscenza…

Non mi ricordo cosa mi successe. Sentivo delle voci, il calore del fuoco. L’unica cosa del quale ero sicuro era che non mi schiantai al suolo, perché non avevo nessun dolore. Pian piano la vista mi tornò lucida. Mi trovavo in una grotta. Al centro era acceso un grande falò. Vidi degli uomini: erano vestiti come degli indiani. Indossavano degli stracci che li coprivano dalla vita al ginocchio. Sui pettorali e sui bicipiti avevano dei tatuaggi. Stavano ballando intorno al falò, quando un uomo diverso da loro mi si avvicinò. Non era un primitivo. Era abbastanza alto e snello. Indossava degli abiti malridotti degli anni ’80. Il suo viso era pieno di graffi e cicatrici. Sul collo notai il segno tangibile di una corda. I suoi occhi erano gonfi e pieni di dolore e tristezza. Mi osservò, poi guardò il suo braccio e mi disse con una voce bassa e malinconica:

“Mi dispiace tanto. Sei il prescelto. Io non lo voglio fare, ma… qui, i capi sono loro” e col mento mi fece cenno agli uomini intorno al falò. Mi prese con forza per il braccio e mi portò vicino al fuoco. Gli indiani iniziarono a cantare una melodia simile a quella che si sente ai funerali, caratterizzata dai battiti di un tamburo. Mentre gli uomini ballavano una danza etnica, l’uomo mi spinse dentro il falò e mi seguì. Per mia grande sorpresa non presi fuoco. Ma era meglio se succedeva. Mi prese il braccio e lo appoggiò dove aveva un tatuaggio strano: un uomo di colore bianco. Iniziò a pronunciare parole senza senso, ma compresi che mi stava facendo un sortilegio. Il braccio mi inziò a bruciare e sentii come un ago che mi incideva la pelle, mentre l’uomo diceva:

“Ecco a te la mia preda,

ora lascia la mia anima in pena,

prendi la sua e dammi tregua.”

Sentii ancora più dolore finchè l’uomo non andò in fiamme e le sue ceneri volarono via. Sul mio braccio era inciso il tatuaggio dell’uomo, l’unica differenza era che il mio, invece di essere bianco, era nero.

Gli indiani mi trattarono come un dio, ma quando mi portarono una preda da uccidere e io mi rifiutai, loro mi torturarono fino alla morte. Il problema era che ero immortale. Così, dovevo uccidere, massacrare contro il mio volere. Finchè mi portavano animali, ero abbastanza tranquillo, sereno; quando poi mi ordinarono di uccidere un umano, la mia anima era traumatizzata. Vedevo il viso di quegli uomini pieno di dolore e di paura, mentre io gli tiravo coltellate al cuore. Mi sentivo così male a uccidere uno della mia stessa specie. Ma dovevo farlo, sennò gli uomini torturavano me a vita eterna.

Col tempo ho capito che questa tortura avrebbe avuto una fine. Quando il mio tatuaggio sarebbe diventato bianco, avrei potuto mettere qualcun altro al mio posto. L’unica cosa che posso fare adesso è aspettare e uccidere per non essere torturato.

Categorie
La mia vita

Questa sono io

Questa sono io

14 anni!

Mi sento un po’ vecchia 🙂 . Chissà come mi sentirò quando avrò l’età dei miei nonni… Per il momento non mi riguarda. Adesso ho 14 anni, devo pensare a viverli al massimo perché la giovinezza vola via veloce. Mi sembra ieri quando ero in quinta elementare e pensavo: “Oddio, il prossimo anno andrò alle medie, l’ESAME!!!”. Mamma mia quanto ero nevrotica! Ma questo aggettivo ormai non mi descrive più. E’ inutile che vi racconti della me passata perché ormai è ferma nel passato. Mi interessa che le persone mi conoscano per quella che sono oggi, che non è diversa da quella di ieri ma leggermente più matura dopo le esperienze di questi anni.

Mi chiamo Sara e questo penso l’abbiate capito visto che questo mio blog si chiama proprio “Il meraviglioso mondo di Sara”.

Sono alta per una ragazza della mia età, anche se mio fratello gemello mi chiama sempre “tappo”. Ormai ci ho fatto l’abitudine, che ci posso fare se lui è 10 cm in più di me? Ho avuto anch’io, però, quei pochi mesi in cui ero più alta di lui di 3 cm. Quelli sì che erano giorni di gloria.

Al posto dei capelli ho un cespuglio: sono castani e mossi, ribelli e cocciuti. Ogni mattina è una guerra per metterli a posto e ogni mattina subisco una sconfitta e cedo a legarmeli.

Ho occhi mix: marroni chiari in prossimità della pupilla che diventano verdi chiari andando verso l’esterno. Mi piacciono i miei occhi perché ogni volta che li guardo mi ricordano il mare delle isole tropicali che ho visitato.

Non mi piace descrivermi perché non voglio che le persone pensino che sia presuntuosa, così userò solamente gli aggettivi con i quali i miei amici e parenti mi descrivono. In primis mi chiamano sempre secchiona; io credo che mi definisca in modo superficiale. Mi descriverei più curiosa e vogliosa di imparare. La curiosità mi arde dentro come fuoco ed è per questo che sono sempre propensa a imparare cose nuove. E’ per questo, inoltre, che mi piace tantissimo leggere e studiare. I voti che mi danno i professori mi interessano minimamente, perché quello che mi interessa è ciò che mi ricorderò di quello che ho studiato.

Sono una persona coraggiosa, indipendente e autoritaria: non mi lascio mettere i piedi in testa da nessuno, mi piace avere ragione (per il 99% delle volte ce l’ho sempre), e le mie opinioni le dico senza paura e senza farmi influenzare dagli altri. Sono, però rispettosa delle opinioni altrui e lascio la possibilità di esprimere le idee anche agli altri perché è un diritto umano e come spetta a me, spetta anche a loro.

Mi piace l’avventura, infatti non sono una persona paurosa: adoro viaggiare e sono felicissima di andare a Londra quest’estate da sola, perché voglio un po’ di libertà per mettermi alla prova nel mondo senza l’aiuto dei miei genitori, anche se so che ci saranno sempre.

Sono una persona riservata e mostro raramente i miei sentimenti in pubblico, infatti sono acquario. Credo che se ho una giornata brutta è inutile rovinarla a qualcun altro mostrando che sono triste. Decido gli amici con cautela, infatti mi fido ciecamente di loro e sono pronta ad aiutarli in qualsiasi momento.

Sono una persona intelligente e creativa e riesco a risolvere i problemi a tutti, perché ai problemi c’è sempre una soluzione, basta guardarli da diversi punti di vista.
Sono abbastanza ottimista e sono una persona abbastanza tranquilla e calma, ma quando mi arrabbio divento una iena e posso rivelare la parte animale di me (avvertenza: ho dei canini molto affilati).

Pratico pallavolo e devo dire che sono molto portata: non mi lascio mai sopraffare dalle emozioni in partita e resto concentrata sull’azione. Suonavo la chitarra ma ho dovuto smettere a causa dei miei numerosi impegni, infatti sono una ragazza molto impegnata.

Le mie passioni? Leggere e scrivere. Leggere mi catapulta in mondi nuovi, perfetti, che hanno sempre un equilibrio, e mi distraggono da tutti i problemi del mondo reale. Scrivere mi libera di tutte le mie preoccupazioni. Scrivere mi viene spontaneo, infatti è una dote. I miei compagni trovano sempre difficoltà nei temi perché non hanno idea di cosa scrivere, io invece allungo ogni frase di tutto ciò che mi viene in mente. Per me leggere e scrivere sono cose terapeutiche. Le consiglio a tutti, aprono la mente e ti mostrano un mondo nuovo. Ecco perché l’idea di aprire questo mio blog. Esattamente un anno fa, mio babbo mi ha proposto di aprire un blog per scrivere e per mostrare le mie storie al mondo. Ho detto sì perché per me scrivere è vita. E’ la mia medicina. E’ ciò di cui vivo. Le parole sono l’arma più potente per mandare un messaggio: possono portare amore e gioia nei cuori come possono spezzarli, o possono riempirli di rabbia.

“Le parole sono più potenti di una spada”.

Possono trafiggere il cuore delle persone come possono ricucirlo. Per questo il lavoro dello scrittore è un lavoro importante e delicato. Le parole vanno usate con cautela e delicatezza. Sono una persona sensibile e nessuno saprà mai cosa penso delle persone che mi circondano perché non mi piace giudicare gli altri, primo, perché mi da fastidio sentire i cattivi giudizi sulle persone e, secondo, non mi va di giudicare qualcuno senza sapere la verità perché quella persona potrebbe restarci molto male. Per questo non potrete mai sapere se ho un’opinione positiva di voi o meno. Lo so, potrei sembrare una falsa, indossare ogni giorno una maschera, ma sono così e non posso e non voglio cambiare ciò che sono perché se sono così è perché al mondo servo così come sono io.