Oggi 25 novembre, in onore della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ho deciso di parlare di uno dei libri più belli che abbia mai letto; si tratta dell’autobiografia di una ragazza straordinaria, che ogni giorno lotta contro la disuguaglianza di genere e contro la violenza sulle donne con l’arma più potente: l’istruzione. Lei è Malala Yousafzai, il premio Nobel per la Pace che si batte per il diritto di andare a scuola delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.
“Il mio mondo è cambiato, ma io no”. Questa è la frase con cui si conclude questa storia, una di quelle che sembrano tratte da un romanzo. Dopo quell’episodio, dopo che quella pallottola l’ha colpita alla testa, lei è ancora viva ed è conosciuta al mondo come “la ragazza a cui hanno sparato alla testa”. Però a lei non piace molto; preferirebbe “la ragazza che lotta per l’istruzione delle bambine”. Anch’io credo che le si addica di più, anche se l’ho conosciuta con la prima denominazione. Perché lei è Malala, una bambina dello Swat, nata in una famiglia amorevole e molto all’avanguardia a differenza del suo Paese, il Pakistan. Infatti suo padre è un uomo che non l’ha mai costretta ad ubbidirgli e le ha sempre dato la possibilità di avere un’istruzione. Anzi, è meglio dire che lei ci è nata a scuola: infatti suo padre ha sempre sognato di aprire una scuola aperta a tutti, bambini e bambine, anche per coloro che non potevano permetterselo. E quando è nata Malala il suo sogno si è realizzato, riuscendo a fondare la Kushal School.
Il libro è diviso in tre parti: prima dei talebani, durante e dopo. I talebani sono un gruppo di fondamentalisti islamici che aveva lo scopo di “convertire” tutta la popolazione del Pakistan a seguire i “veri” principi islamici. Ho messo due parole tra virgolette perché si fa per dire. Convertire è uguale ad obbligare con la forza e il terrorismo. Veri perché Malala ci racconta che tutto ciò che i talebani dicono non è la vera religione islamica. Infatti tutti quei pregiudizi sull’Islam, che incita all’oppressione delle donne, non è veramente ciò che il Corano, che Malala ha studiato, insegna. Ma a noi, i fatti di cronaca che ci arrivano sui talebani, ci fanno pensare veramente che l’Islam sia sopraffazione sulle donne.
Il racconto inizia da quando suo padre era piccolo. Lei ama suo padre, è il suo punto di riferimento, perché condividono la passione per la scuola. Ci racconta della sua infanzia, del suo popolo, i pashtun, e della sua meravigliosa valle, che sembra uscita da una cartolina. Finché tutto il suo mondo viene sconvolto dall’arrivo dei talebani. Loro vedevano le donne come delle bamboline da controllare, a cui dire cosa fare o cosa non fare, come vestirsi. Iniziarono a far chiudere e bombardare le scuole femminili. Malala non voleva abbandonare la scuola, per lei era tutto il suo mondo: pensava che se Dio avesse voluto noi donne così sottomesse, non ci avrebbe fatto invece tanto diverse. Capì che doveva alzare la voce, perché era l’unica che poteva gridare al mondo che voleva andare a scuola, grazie al supporto che riceveva da tutta la sua famiglia. Decise che avrebbe parlato a nome di tutte le ragazze desiderose di ricevere un’istruzione, ma che non potevano a causa dei loro padri o fratelli. La sua fama aumentava: iniziò ad essere conosciuta anche fuori dal Pakistan. Però l’oppressione dei talebani incrementava sempre di più, e accresceva anche il pericolo che correva ogni volta che faceva un’intervista. I talebani ne avevano paura perché il potere di una donna è il più potente. Lo aveva detto pure il padre fondatore del Pakistan, Mohammad Ali Jinnah: “Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano al fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è anche un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne.”
Noi donne abbiamo un grande potere e questo gli uomini lo sanno, per questo motivo hanno paura e la paura spinge ad andare oltre l’immaginabile. Malala non aveva paura di morire, perché sapeva che i talebani non si sarebbero spinti ad uccidere una bambina. Infatti tutto il mondo era sbalordito e sconcertato dall’episodio del 9 ottobre 2012. Un talebano spara tre pallottole sull’autobus della scuola dove Malala stava viaggiando per tornare a casa. Da qui inizia un viaggio per la sopravvivenza che la porterà fino in Inghilterra, dove verrà curata con le più avanzate ed efficienti cure possibili.
Malala è sopravvissuta perché Dio aveva un altro piano in serbo per lei. Lei doveva realizzare il suo sogno più grande: “Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio”. E’ così che ha creato il Malala Fund, un’associazione internazionale che sostiene l’istruzione delle ragazze ed è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace.
La sua storia mi ha segnato l’anima. Una storia travolgente, bellissima quanto disumana. Forse il lieto fine più bello che abbia mai letto.
Malala aveva paura. Quando chiese a suo padre se l’avesse pure lui, le rispose: “Di notte la paura è forte, Jani, ma al mattino, con la luce, si ritrova il coraggio”. Come Malala ha trovato il coraggio di alzare la propria voce, anche noi, donne vittime di violenze, dobbiamo farci sentire e urlare al mondo intero: “Io sono una vittima!”
6 risposte su “Io sono Malala”
Bellissimo ❤️
Sempre più orgogliosa di te non per come scrivi ma per quello che scrivi. Un abbraccione nonna Silva
Bello e toccante! Hai già dentro di te una grande forza 💕
Bravissima! Mi ricorda un po’ le pagine del giornalino di classe e i tuoi editoriali
Mohammad Ali Jinnah: “Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano al fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è anche un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne.”
Brava Sara, complimenti! Per lo stile di penna, l’osservazione puntuale del nostro contesto sociale e l’espressione delle tue riflessioni. Intorno a te c’è un esercito di donne, impegnate ogni giorno nella lotta contro la disuguaglianza di genere e ogni forma di violenza. Un abbraccio dalle Féminin Pluriel Italia 🌸 (ci trovi sui social!)
Brava sara mi complimento per le belle parole che hai scritto e per il grande sentimento che provi continua così